“Ci accorgiamo del valore delle cose solo quando le perdiamo”
Questa frase è un vecchio cliché.
Ma, come tutti i vecchi cliché, risulta (quasi) sempre vera.
Che si tratti di affetti, di persone a cui teniamo, di oggetti a noi cari, abbiamo il grande difetto di abituarci e di assuefarci a loro.
Dal momento che oggi sono presenti nella nostra vita, diamo per scontato che lo saranno anche domani.
E anche dopodomani.
Quindi per sempre.
E quando li perdiamo arriva per noi una doccia gelata.
Come un fulmine a ciel sereno, sentiamo che nella nostra vita si è creato improvvisamente un vuoto, una lacuna.
Questo schema entra in azione e si ripete anche a livello collettivo.
Ne abbiamo avuto riprova anche nei giorni seguenti all’incendio che ha devastato Notre-Dame.
Per capire cosa intendiamo è doverosa una piccola premessa.
Notre Dame versava già in uno stato di incuria e degrado che molti esperti avevano definito “preoccupante”.

– Notre Dame versava già in uno stato di incuria e degrado –
I problemi di Notre-Dame erano noti da decenni, addirittura da secoli.
Già Victor Hugo nel 1831, ai tempi del suo romanzo Notre-Dame de Paris, descriveva lo stato di abbandono in cui versava il monumento.
In questi suoi 850 anni di storia, Notre-Dame ha subito molti restauri ma sempre e comunque ‘interventi parziali’.
Una sorta di continuo “rattoppo” per sanare le singole parti, mai il suo insieme.
In ordine cronologico, l’ultimo intervento risale a più di 6 anni fa quando sono stati restaurati l’organo originale e le campane.
Una goccia nell’oceano per un monumento ormai consumato dal tempo e dall’inquinamento, con le pareti che si stavano sgretolando, il tetto pericolante in più punti, le statue danneggiate ecc.
Sarebbero serviti circa 150 milioni di euro per realizzare un intervento di restauro conservativo di Notre-Dame.
Ma il monumento riceveva dallo Stato una dotazione di appena 2 milioni all’anno.
Notre-Dame è il tipico esempio di patrimonio storico di inestimabile valore abbandonato dallo Stato (che elargiva solo 2 milioni di euro all’anno a fronte dei 150 milioni necessari per il restauro)
Abbandonato…
…nonostante fosse uno dei simboli di Parigi e dell’intera Francia…
…nonostante gli oltre 12 milioni di visitatori ogni anno…
…nonostante il notevole indotto (economico e di immagine) che ruota intorno alla cattedrale…
…nonostante custodisse tra le sue mura millenarie elementi di immenso valore storico, artistico e monumentale…
…nonostante avesse bisogno di un restauro urgente in previsione dei milioni di visitatori in più giunti in occasione delle Olimpiadi del 2024 a Parigi…
Insomma fino al giorno prima Notre-Dame cadeva a pezzi, non c’erano fondi per il restauro e per la messa in sicurezza, e l’unico approccio conservativo previsto era quello delle dita incrociate e “speriamo che non succeda niente”.
Il giorno dopo il disastro, invece, è cambiato tutto.
Fino ad un attimo prima Notre-Dame cadeva a pezzi e non c’erano fondi per il restauro e per la messa in sicurezza. Un attimo dopo invece scatta l’indignazione generale.
Gli stessi personaggi che prima si giravano dall’altra parte facendo spallucce, erano pronti a lanciarsi in proclami sull’importanza della tutela del patrimonio storico, sul valore della conservazione delle nostre radici culturali, sull’immane perdita che l’umanità ha subito e blah blah blah.
Troppo facile farlo dopo che Notre-Dame è stata inghiottita dalle fiamme, forse per sempre.
La domanda sorge spontanea: dov’erano le istituzioni fino al giorno prima?
“Da quale parte guardavano le istituzioni mentre facevano finta di non vedere che il patrimonio storico si stava sbriciolando un pezzo alla volta?”
E’ proprio vero, dunque.
“Ci accorgiamo del valore delle cose solo quando le perdiamo”
Al di là delle belle parole e le dolci illusioni, questa è la situazione reale in cui si trova il nostro patrimonio storico e culturale.
Senza distinzioni di lingua, stili e confini geografici.
“Je suis Notre-Dame”. Siamo tutti Notre-Dame.
In realtà Notre-Dame aveva già iniziato a bruciare molti anni prima.
La prima scintilla è scoccata nel momento esatto in cui è stata avvolta nel velo nero dall’indifferenza.
Il primo focolare si è acceso quando lo Stato si è voltato dall’altra parte.
Il fatto che l’incendio sia divampato a livello materiale solo in seguito è solo un dettaglio.
La domanda scomoda da farci non è SE accadrà di nuovo, ma soltanto QUANDO accadrà.
Perché purtroppo succederà ancora.
Un altro pezzo della nostra storia sparirà prima o poi per sempre.
Quando accadrà, per qualche giorno faremo capolino da dietro il velo dell’indifferenza per promuovere gare di solidarietà, avviare raccolte fondi, organizzare campagne e donazioni.
Tutti insieme appassionatamente.
Uniti come il giorno della finale dei Mondiali.
O quando ci colpisce un terremoto.
O quando crollano le Torri Gemelle.
O quando Notre-Dame brucia.
Dopodiché, passata l’emergenza, torneremo a sprofondare nelle sabbie mobili dell’indifferenza, un millimetro al giorno.
“Siamo intrappolati nel Circolo Vizioso dell’Indifferenza: viviamo nell’indifferenza, ci attiviamo per un breve periodo di tempo nell’emergenza e poi torniamo nell’indifferenza”
Si tratta di un circolo vizioso.
Ad un certo punto succederà di nuovo.
E quando accadrà la nostra reazione sarà sempre di stupore.
Sarà quella di chi si accorge del valore delle cose solo quando le ha perse per sempre.
Per quanto riguarda Notre-Dame, appena siamo usciti dalle sabbie mobili ed entrati nella fase di emergenza è stato raccolto in poche ore un miliardo di euro per la ricostruzione.
Il gruppo del lusso Lvmh (Fendi, Bulgari, Louis Vuitton) ha donato 200 milioni di euro.
Il gigante del lusso che controlla Gucci e Balenciaga ha contribuito con 100 milioni di euro.
La Total ha annunciato una donazione speciale di 100 milioni di euro.
Altri 200 milioni sono stati promessi da Bettencourt e l’Oréal.
L’Ile de France, la regione di Parigi, ha stanziato 10 milioni di euro.
La solidarietà è arrivata da ogni parte del mondo: concerti, raccolte fondi, donazioni.
Sia chiaro, la solidarietà è cosa buona e giusta.
Peccato soltanto che arrivi sempre dopo.
Ha senso raccogliere un miliardo di euro per ricostruire dopo quando ne sarebbero bastati 150 prima per evitarlo?
Se la raccolta fondi fosse stata fatta prima, sarebbero avanzati 850 milioni.
“Con 850 milioni di euro quanti monumenti, cattedrali, castelli e dimore storiche si sarebbero potuti salvare?”
Certo, se Notre-Dame non fosse finita sul rogo non si sarebbero raccolti tutti questi soldi così in fretta.
E’ infatti solo “a caldo” e nelle situazioni di emergenza che le persone si risvegliano dal torpore e scattano per dare il loro contributo.
Anche perché per molti la donazione è anche un’occasione per “alleggerirsi” la coscienza. Una sorta di indulgenza a pagamento, come era in uso nel Tardo Medioevo.
Ad ogni modo, se anche non si fosse trattato di un miliardo, il discorso non sarebbe cambiato di una virgola.
Sarebbe comunque avanzato un bel tesoretto per correre in aiuto delle prossime dimore storiche presenti sulla lista nera di quelle più logore, fragili e a rischio.
Dimore storiche che faranno presto la fine di Notre-Dame.
Solo che, non essendo così famose e mainstream, si spegneranno nel silenzio e nell’indifferenza generale.
Moriranno sole e dimenticate, e non verrà dedicata loro nessuna raccolta fondi.
Per questo ogni volta che rivediamo questa immagine, il nostro cuore torna a sanguinare.

– Quest’immagine ci fa sanguinare il cuore –
E’ vero che noi siamo particolarmente sensibili. Se non altro perché abbiamo scelto di dedicare la nostra vita alla protezione, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico italiano.
Ma quanto accaduto a Notre-Dame ha molto da insegnarci a prescindere.
Molto più che “il nostro patrimonio storico e culturale è a rischio” oppure che “dobbiamo fare qualcosa adesso per non rimpiangere dopo”.
Pensiamo alla nostra vita, ad esempio.
Non cadiamo più nell’errore di dare tutto per scontato.
Prendiamoci qualche istante ogni giorno per guardare negli occhi la persona che amiamo.
Facciamo uno squillo a qualcuno che ci sta a cuore solo per dirgli “ti stavo pensando”.
Prendiamoci un caffè con un amico che non vediamo da troppi mesi (o forse anni).
Mandiamogli un messaggio, una email, un piccione viaggiatore.
Bastano due righe, un piccolo pensiero, un sorriso, un gesto semplice.
Ritorniamo consapevoli di ciò che è davvero importante per noi.
Non diamolo mai più per scontato.

– Non diamo per scontato ciò che è davvero importante nella nostra vita –